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quasi…
il nonno wafer
Mio nonno Walfré (si chiamava proprio così, con l’accento sulla e, in emilia sono matti coi nomi, è notorio) iniziò a fare il servizio militare il giorno prima del “voltafaccia” italiano nella seconda Guerra Mondiale. Mio nonno fu imprigionato e portato nei pressi di Solingen in un campo di lavoro, credo facessero biciclette o qualcosa del genere, forse testate nucleari ma questo non ce l’ha mai raccontato. Verso la fine del conflitto il trattamento sui prigionieri divenne molto duro, acqua gelata, percosse, solo pane e patate da mangiare, un inferno. Mio nonno lasciò quel campo mezzo morto, con tanto di tubercolosi ossea, anni di ospedale e ricadute periodiche, molti dei compagni di prigionia lo diedero per morto all’epoca. Mio nonno cercò quei compagni negli anni successivi, molti piansero sconvolti nel vederlo ancora vivo. Mio nonno era attaccato alla vita.
Mio nonno, pur avendone un minimo di motivo, non ebbe MAI una parola di astio, odio o quant’altro verso la Germania o il popolo tedesco. Mio nonno lo chiamava “collegio” quel periodo…”ho fatto il collegio in Germania“.
Mio nonno sul molo di Simuni, sull’isola di Pag, portandomi a pescare, attaccava bottone coi bimbi germanici sfoggiando con orgoglio le tre parole di tedesco che aveva imparato.
Mio nonno era buono.
Mio nonno se n’è andato questa notte, ma le sue lezioni di bontà, e di grande curiosità nei confronti del mondo, saranno sempre nel mio cuore e si rispecchieranno sempre nella vitalità e nella sfrontatezza di mio cugino Riccardo, che tanto gli somiglia ma forse non se ne rende conto. Lui è l’erede.
Mio nonno spaccava.
Evaristo
Qualche giorno fa feci un pronostico…non venite a dirmi che cadete dalle nuvole!!!
Può essere triste quanto vuole il nostro caro Diego Armando, ma con “l’entusiasmo” (perché a questo si può ridurre la sua filosofia da cittì…sempre meglio della figura fatta da Lippi e Domenech, in ogni caso) contro quelli lì non vincerai mai.
Dei veri panzer, ma multietnici anche loro, finalmente.
Evaristo
L'eunuco 